Asma, un nuovo progetto piemontese per migliorare le cure con l’aiuto dei farmacisti
Saranno 200 le farmacie coinvolte nel “Progetto asma: aderenza alla terapia e farmacia di comunità” che sta per prendere il via in Piemonte.
Il progetto nasce dalla collaborazione tra Università degli Studi di Torino, Ordine dei farmacisti della Provincia di Torino e Federfarma Piemonte e mira a incrementare l’aderenza alle terapie per l’asma sostenendo i farmacisti nell’assistenza ai propri pazienti. La prima fase sarà, infatti, dedicata alla formazione dei farmacisti che dovranno poi attivarsi presso i pazienti e raccogliere le risposte ad alcuni questionari elaborati per stimare il livello di aderenza alle terapie. I farmacisti avranno inoltre il compito di fornire aiuto ai pazienti sul corretto impiego dei medicinali e dei device. Si tratta di un progetto che segue il buon esito di precedenti esperienze analoghe e si inserisce nel percorso avviato in Piemonte verso il modello di “Farmacia di comunità” come ci spiega la professoressa Paola Brusa, docente al dipartimento di Scienza e Tecnologia del Farmaco dell’Università degli Studi di Torino e coordinatrice del progetto.
Professoressa Brusa, qual è stato l’iter del progetto?
Questo progetto è stato finanziato grazie a un fondo stanziato dalla legge finanziaria 2015 per sostenere attività dedicate all’asma. L’importo complessivo messo a disposizione era di un milione di euro che è stato ripartito tra le diverse regioni proporzionalmente alla popolazione residente. Su questa base, alla regione Piemonte sono stati assegnati 73.000 euro. La genesi del progetto è stata piuttosto lunga, avendo noi iniziato a collaborare con la Regione nel 2016, ma ora la proposta è stata approvata e i tempi di attivazione dovrebbero essere brevi. Attendiamo a giorni la determina della Regione e la relativa pubblicazione del bando che permetterà di selezionare le 200 farmacie partecipanti.
Come nasce l’idea del progetto sull’asma?
Di fatto, il progetto costituisce un’estensione delle precedenti esperienze sull’asma alle quali avevamo partecipato, in particolare il progetto I-Mur condotto in collaborazione con il prof. Manfrin della Medway School of Pharmacy dell’Università del Kent e svolto sotto l’egida di Fofi. Anche questa attività, avviata dapprima in quattro province italiane (tra cui Torino) e in seguito su dieci macro-aree più ampie, prevedeva un percorso di formazione per i farmacisti. Il progetto al via in questi giorni nasce proprio dal successo di queste iniziative che hanno dimostrato da un lato la scarsa aderenza dei pazienti alle terapie, dall’altro l’efficacia di questo approccio.
Anche questo progetto segue la logica della “Farmacia di comunità”?
Sì, concettualmente questo progetto si inserisce nell’ambito dei progetti dedicati al modello “Farmacia di comunità” che abbiamo già portato avanti su altre patologie (ad esempio gli scompensi cardiaci e il diabete) insieme agli Ordini del Piemonte e a Federfarma regionale. L’obiettivo generale di questa sperimentazione è quello di fornire ai farmacisti un percorso univoco per adeguare il proprio ruolo sociale al nuovo contesto socio-economico. L’idea è che il farmacista possa rappresentare il primo presidio sanitario nazionale assistendo i pazienti nella aderenza alla terapia e nella prevenzione. Questo ruolo, però, può essere svolto solo al termine di un adeguato percorso di formazione e dopo che sono state definite procedure e approcci standard.
I farmacisti potrebbero ricevere un compenso per questo ruolo?
In futuro è ipotizzabile che vi siano contributi pubblici dedicati a questo. In questo senso i nuovi progetti finanziati rappresentano un passo avanti rispetto ai primi tentativi svolti solo su base volontaria, poiché prevedono sia un contributo per la formazione sia un fee in base al numero di questionari che vengono raccolti dai farmacisti, attività quest’ultima che comprende anche l’azione di counselling al banco.
L’approccio che stiamo seguendo in Piemonte, a mio avviso, ci pone più avanti rispetto ad altre regioni. L’ultima finanziaria approvata dal governo prevede un finanziamento proprio per attività di sperimentazione su servizi delle farmacie nell’ambito dell’aderenza alla terapia e della prevenzione. E noi, grazie alle precedenti esperienze, siamo pronti a preparare un nuovo progetto.